Libriamoci, per ricordarci che ogni lezione è spettacolo…
Non siamo ancora a novembre, non sono ancora risolti i problemi di orari frutto della buona scuola renziana… Gli oraristi (più facile fare il professore di matematica che l’orarista vero Osti?) cercano pazientemente d’incastrare vecchi e nuovi professori che abbiano tutti lo stesso trattamento, mi raccomando: una prima e una sesta, un buco e un ricevimento. E poi il giorno libero che non sia quello dello scorso anno: che se lo scorso anno eri troppo contento del sabato, quest’anno non lo avrai e addio weekend…
Proprio in questo clima nasce l’idea di sconvolgere ancora l’orario perché noi insegnanti, mai domi nonostante tutti i tentativi governativi, per il terzo anno consecutivo ci dobbiamo ‘librare’…
E allora vai a raccogliere gli insegnanti che leggono e quelli che partecipano in altro modo, le classi che si iscrivono, i luoghi in cui tutto questo avverrà: l’aula magna, la biblioteca, l’aula lim e la zona divanetti che detta così sembra il tinello di famiglia, ed invece è un ampio spazio aperto di passaggio situato sotto il biennio dal quale provengono urla disumane, soprattutto verso la fine dell’orario di lezione (ma la Ricottilli quando legge perde la cognizione dello spazio e del tempo e imbalsama anche gli energumeni di quinta).
Ma che cosa porta gli insegnanti appena cominciato un anno scolastico, alle prese ancora con la programmazione, con i primi test che rivelano le vaste ‘lagune’ degli studenti, a voler fare una sorta di autogestione, rivoluzionando ruoli e assetti consolidati , mettendo in gioco passioni e letture, esibendosi in qualche modo davanti ai propri alunni o addirittura assieme ad essi?
É davvero uno spettacolo vedere insegnanti preparare le aule, spostare banchi e sedie, posizionare materassini a terra per moltiplicare lo spazio d’ascolto, comunicare nell’inevitabile WhatsApp ‘libriamoci’ i titoli dei libri che vogliono leggere, scambiarsi idee, classi, tifare l’uno per l’altro. Giustamente ad uno studente viene in mente ‘Fareneith 451’, cioè i libri che i pompieri di Bredbury volevano distruggere per sempre, perché tutti dovranno imparare dallo schermo per un controllo totale della loro libertà. Nel profetico romanzo il libro verrà salvato da uomini come noi che se lo impareranno a memoria fino a costruirci la loro nuova identità…
Libriamoci è questo passaggio clandestino di libri incontrati, letti, narrati, amati, arricchiti dalla musica di qualche strumento o da alcune slide preparate in classe proprio con i ragazzi che finalmente si mettono in gioco, provando a leggere loro stessi, sbagliando anche qualche accento (e che importa?).
Qualcuno s’è portato la chitarra, altri la pianola e il tamburello, qualche alunno proverà ad accordarsi con la voce dell’insegnante e per miracolo avverrà ancora il fascino del sapere (che deriva proprio da sapio il gusto latino…) il gusto delle cose che si leggono, non per dovere ma per piacere. E gli alunni apprendono di avere come insegnanti uomini e donne appassionati, maestri d’ascia capaci di scrivere e cantare, leggere cose ironiche e vere, ridere e scherzare, fermarsi per rifiatare, mangiando una caramella offerta dai ragazzi dell’enogastronomico, valore aggiunto nel nostro istituto. Questi ragazzi si presentano nella loro veste professionale, alta uniforme, solo per accompagnare le classi ai luoghi prestabiliti, ma che sguardo e attenzione sui particolari (vero Veronica?).
I ragazzi apprendono altresì che i loro insegnanti sono pieni di amici che provengono dall’esterno della scuola (ma una scuola vera è sempre senza barriere) e a loro volta si mettono in gioco… Quest’anno Santa, Umberto, Gildo, Micaela e Fortunato, con le loro performance, amplificano la voce degli insegnanti.
Una menzione speciale va a lei, la nostra donna di spettacolo, Annamaria, che per il terzo anno coinvolge nuovi e vecchi colleghi, interni ed esterni, nell’impresa. È così che conosciamo le poesie di Totò in dialetto napoletano, ma anche le canzoni di Bob Dylan fresco di Nobel, brani tratti dall’Ariosto di Giordano e l’avventuroso viaggio narrato in ‘se ti abbraccio non avere paura’ di Concetta, le storie dei fantasmi di Luisa, e il mago dei numeri di Sandro e ancora ‘per questo mi chiamo Giovanni Falcone’ della Patrizia… Perché avviene ancora così nella scuola: il libro sarà sempre mediato dalla voce e dall’immagine di colui che te lo ha reso accessibile la prima volta. Così il libro non porterà solo il nome dell’autore ma anche il nome del prof che ti ci ha introdotto, vero Doretta?
Gli studenti ci guardano finalmente senza cattedra davanti, saltabeccare con un tamburello in mano, muoverci come attori in zona divanetti, o come registi di una lezione che andrà vissuta più che studiata, mostrando il tesoro che sono i libri che abitano con noi muti, in attesa di tornare a parlare come hanno già fatto una volta nella nostra vita. Gli studenti premiano questo sforzo con un’attenzione vivida, contrappuntata anche da applausi, ricordando a noi e anche a se stessi che ogni lezione di quest’anno potrebbe essere ‘spettacolo’ come in questi due giorni…
(P. Bighin)
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