QUANDO LA SCUOLA SI MISURA CON IL MERCATO DEL LAVORO:
LA SFIDA DEGLI ISTITUTI TECNICI E PROFESSIONALI

Li chiamano Neet (Not in Education, employment or training), prendendo a prestito il termine dall’acronimo inglese. Sono i giovani che non studiano e non lavorano o se lavorano lo fanno in maniera molto saltuaria e se sono iscritti ad una scuola non la frequentano. Giovani che non hanno la volontà di imparare un mestiere per costruire il proprio futuro e, meno che mai, una propria famiglia.
Un fenomeno che in Italia avanza a passi sempre più ampi. Nella penisola, infatti, un ragazzo su cinque non studia e non lavora. Nel 2009 poco più di due milioni di giovani (il 21,2 per cento della popolazione tra i 15 ed i 29 anni) risultano fuori dal circuito formativo o lavorativo. La quota dei Neet è più alta tra le donne con il 24,4 per cento rispetto al 18,2 degli uomini.
Numeri che, purtroppo, sono tra i più elevati a livello europeo.

E’ il quadro che emerge dal rapporto “Noi Italia”, pubblicato il 19 gennaio scorso dall’Istat ( http://noi-italia2010.istat.it).
L’indagine statistica offre una panoramica di insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano. Dunque un ragazzo su cinque non studia e non lavora in Italia. Eppure le imprese non riescono a far fronte alla necessità di figure professionali ben qualificate.
Sul mercato del lavoro, infatti, ci sono 110 mila posti liberi per tecnici. Nel 2010 dalle aziende della penisola sono arrivate 236 mila richieste di diplomati dagli istituti tecnici e professionali (214mila nel 2009) a fronte di 126 mila neo assunti. Questo secondo gli ultimi dati di Confindustria Education. I settori in cui la richiesta di diplomati tecnici e professionali è in aumento è il meccanico, l’elettrotecnico, l’elettronico, il chimico, il tessile-abbigliamento-moda, il biologico e delle biotecnologie.
In questo scenario la scuola può contribuire con il rilancio della cultura tecnico-scientifica come risorsa per il futuro. I nuovi istituti tecnici e professionali, infatti, garantiscono un percorso scolastico e formativo in grado di assicurare l’immediato inserimento nel mondo del lavoro, ma al tempo stesso la possibilità di specializzarsi ulteriormente con corsi di formazione tecnica superiore e/o universitari. Una sfida su cui riflettere.
E non solo alla vigilia della scadenza del 12 febbraio prossimo delle iscrizioni alle scuole superiori.

tratto da: "Newsletter Docenti" n°171 del 2 febbraio 2011